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CANCELLIAMO LA CANCEL CULTURE

Storia, società e attualità, oltre la gabbia del pensiero unico “politicamente corretto”

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descrizione del libro.

Gorges Guiscard
PRIVILEGIO BIANCO
Chi vuole far la pelle agli europei

Privilegio bianco, razzismo sistemico, appropriazione culturale, pregiudizio etnico, microaggressioni. Queste sono solo alcune delle parole d’ordine che travolgono – ormai da anni – gli Stati Uniti e l’Europa.

Cosa si cela dietro a questa strategia mediatica e “politicamente corretta”? Un progetto per cancellare i nostri popoli e le nostre culture, incentivando una “caccia al bianco” che viene apertamente rivendicata in nome della tolleranza e del progresso.
Un meccanismo perverso, funzionale al delirio della “società aperta”, che trova sponda nel cosiddetto “pensiero decoloniale”.

Questo libro, unico nel suo genere e assolutamente controcorrente, smaschera le molteplici falsità di un modello culturale che – in nome di una ipocrita “lotta alle discriminazioni” – sta moltiplicando i conflitti etnici e le tensioni razziali. Vi è di più: questo contributo – fuori dagli schemi del pensiero unico dominante – analizza l’ideologia che anima la narrazione delle élite occidentali: la religione laica del “wokismo”, con i suoi profeti, i suoi dogmi, le sue scomuniche e i suoi martiri. Perché, dinanzi all’offensiva della colpevolizzazione, spetta agli europei rifiutare di essere bersagli e riaffermare – con orgoglio, con lucidità e con fermezza – la propria eredità millenaria e il proprio retaggio di Civiltà.


Emanuele Fusi
WHITE GUILT
Il razzismo contro i bianchi al tempo della società multietnica

In queste pagine è richiamato, senza filtri, il più controverso tabù dell’Occidente multietnico: il razzismo contro gli europei e i loro discendenti. Che sia auto-inflitta dalle élite culturali della sinistra progressista o perpetrata nei bassifondi delle periferie più desolate, questa forma di discriminazione colpisce quotidianamente milioni di individui, ai quali viene contestato un peccato originale: essere bianchi.
Dalle metropoli americane alle banlieue parigine, dalle fattorie del Sud Africa ai fiordi della Scandinavia, dalle aule parlamentari ai salotti televisivi, dalle cattedre universitarie alla stampa patinata: la cronaca degli eventi, rigorosamente censurata dai media mainstream, assume i tratti di un’ecatombe silenziosa.
Emanuele Fusi compie un viaggio nei meandri di questa isteria progressista che – dietro la maschera dei “diritti civili” – cela una pericolosa tentazione auto-razzista, pronta a ridisegnare i parametri della democrazia e ad operare evidenti cortocircuiti culturali: buona parte degli attacchi in questione, infatti, proviene da un’intellighenzia occidentale che appartiene – etnicamente parlando – al medesimo ceppo delle sue vittime.
L’autore passa in rassegna gli interventi di moltissimi esponenti impegnati in questa feroce opera di etno-masochismo: accademici e opinionisti di sicura fama, giornalisti ed esponenti politici di primo piano, magnati della finanza internazionale e stelle dello spettacolo. Quella in atto – a giudicare dai curriculum dei protagonisti – è una forma di razzismo autorizzata e “politicamente corretta”, che nessuno denuncia e condanna.
Il “pensiero unico” – in linea con l’omologazione planetaria tesa a sradicare ogni forma di identità – sembra porci dinanzi ad una scelta drammatica: il meticciato universale o la meritata estinzione.

Riccardo Tennenini
IL TRAMONTO DEL MONDO BIANCO
La società multiculturale, tra “grande sostituzione” e Black Lives Matter

Le proteste “antirazziste” scaturite dalla morte di George Floyd – ucciso a Minneapolis da un agente di Polizia – hanno assunto una portata planetaria. I saccheggi e le sommosse, accompagnati dalle roboanti campagne mediatiche e dal delirante abbattimento delle statue, hanno mostrato i limiti di un modello multiculturale che sembra essere proiettato verso il baratro della furia iconoclasta e delle perenni tensioni etniche, nel solco della nuova narrazione funzionale al “pensiero unico” e ai meccanismi di mercato.

Se è vero che “le vite dei neri contano”, che cosa accade al “mondo bianco”? Quale futuro si prospetta – nella cosmopoli globale del terzo millennio – per gli europei e per i loro discendenti d’oltreoceano? Afflitto dal declino demografico e sottoposto ad una forte pressione migratoria dal Terzo Mondo, l’Occidente si avvia stancamente al tramonto della propria Civiltà originaria. Tra “white guilt”, inginocchiamenti di massa, rimozione forzata della storia e livellamento delle appartenenze, il “mondo bianco” subisce un’ecatombe silenziosa: il “peccato originale” della propria identità – di fatto – impone il tabù innominabile di una discriminazione strisciante e “politicamente corretta”.

Questo saggio – frutto di anni di studio e documentazione – affronta il tema della “società multietnica” alla radice, riportando dati, fatti e testimonianze che non trovano spazio nei grandi mezzi di comunicazione: dalle “no go areas” nel cuore del Belgio alle celebri banlieue francesi; dal melting-pot inglese alla metamorfosi della società americana; dal nuovo caos svedese alla violenta trasformazione sudafricana; dalla tragedia rhodesiana all’Untergang tedesco, passando per l’evoluzione di Haiti e per l’attuale contesto italiano. L’autore, inoltre, dedica particolare attenzione al fenomeno del cosiddetto “antirazzismo”, ripercorrendone le tappe e gli effetti: dalle prime battaglie per i diritti degli afroamericani alla genesi del “potere nero”, fino al più recente fenomeno dei “Black Lives Matter”, intriso di un revanscismo anti-bianco che trova una preoccupante complicità nei gangli vitali del sistema globale.

Un viaggio nel mondo che verrà, dove la disgregazione delle identità nazionali si accompagna al sogno illusorio di una “società aperta”, frutto della mescolanza, dello snaturamento culturale e della “sostituzione etnica” dei popoli: un’analisi libera e controcorrente, che non manca di denunciare i cortocircuiti di un fanatismo progressista che rischia di produrre inutili “guerre tra bande” e pericolose derive razziali.


Karl Smári Hreinsson / Adam Nichols
SCHIAVI DAL NORD
L’incursione dei pirati barbareschi in terra d’Islanda – Grindavík, 1627

Nell’estate del 1627, i corsari barbareschi fecero un’incursione in terra d’Islanda: razziarono i villaggi, uccisero decine di persone e ne catturarono più di quattrocento, sequestrando i prigionieri sulle loro navi e trasportandoli in Nord Africa per essere venduti come schiavi. Questi tragici eventi – che gli islandesi definirono “rapimenti turchi”, anche se compiuti da pirati di nazionalità marocchina – sono stati letteralmente silenziati dalle cronache ufficiali.

Questo libro – che tratta la vicenda dell’attacco a Grindavík, con le sue pesantissime conseguenze – racconta una storia che non è mai stata divulgata. Un fatto per nulla secondario, che mette in discussione la narrazione dominante sullo schiavismo e getta uno sguardo obiettivo sul macabro traffico di esseri umani che attraversò gli scorsi secoli.

“Schiavi dal nord” è un insolito spaccato di storia europea: una pagina intrisa di sangue e di umana sofferenza, ma anche di dignità profonda, di spirito di adattamento e di resistenza alle avversità. Una testimonianza controcorrente, capace di dimostrare quanto tenace possa rivelarsi l’essere umano, bramoso di vivere e di riconquistare la libertà perduta.

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