Henry de Montherlant

Henry de Montherlant

«Una delle ultime avventure del pensiero occidentale», così Philippe de Saint-Robert interpreta l’opera di Henry de Montherlant.
Poeta del bello e dell’orribile, del divino e del demoniaco, Montherlant ha coltivato per tutta la vita un profondo e quasi «religioso» gusto dell’azione, dell’avventura e dell’eroismo. Più volte lo scrittore ha ripetuto che tutto è una questione di stile; e la sua opera è tutta un’apologia dello stile di vita: sia che lo si voglia ricordare come l’autore del giovanile Le Songe (1922), che apre il ciclo de La Jeunesse d’Alban de Bricoule, completato nel 1926 dai Bestiaires; o dalle Olympiques (1924), inno alla purezza e alla nobiltà dello sforzo, nella solennità religiosa dello stadio-tempio; sia che lo si ricordi come l’autore della Petite Infante de Castille (1929), di Service inutile (1935) e del ciclo delle Jeunes Filles (4 volumi, (1936-1939); sia, infine, come l’inimitabile genio drammatico, creatore di Pasiphaé (1936), della Reine Morte (1942), del Maître de Santiago (1947) o del Cardinal d’Espagne (1960), non si può non dare atto a Montherlant di una rigorosa fedeltà a quei principi di nobiltà d’animo e di cavalleria che hanno informato l’azione dei suoi eroi più grandi. Così, come il filosofo Peregrinos (a cui dedicò un saggio: La mort de Peregrinos) che, mettendo in pratica l’assioma storico: tutto ciò che è fuoco tornerà ad essere fuoco, con il fuoco si uccise nel corso dei giochi olimpici, per amore della gloria e della vita straordinaria, Montherlant si è tolto la vita il pomeriggio di giovedì 21 settembre 1972, in uno sprezzante atto di rifiuto della decadenza.