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L’UTILITÀ DELLA NAJA

Perchè ci serve la leva militare

8,50

Autore: Andrea Ghiglione
Collana: Bastian contrari
Pagine: 130
Anno: 2020

descrizione del libro.

Ci serve ancora la leva militare? Quali vantaggi potrebbero derivare dalla sua reintroduzione? Andrea Ghiglione, ex allievo Teuliè, racconta la propria avventura presso la celebre scuola militare milanese. Tra aneddoti personali, tradizioni da caserma e riflessioni a cuore aperto, l’autore esprime un punto di vista attuale e controcorrente, affrontando un tema che troppo spesso viene liquidato senza la giusta conoscenza dei fatti, dei luoghi e dei contesti.

Questo breve pamphlet – capace di unire la narrazione in prima persona alla più profonda analisi della società – rappresenta un importante contributo al dibattito, vergato da un giovane del terzo millennio che ha voluto vivere sulla propria pelle l’esperienza della naja. Dai sacrifici quotidiani ai forti legami camerateschi, dal rispetto delle gerarchie al rinnovato spirito di appartenenza, dalla ferrea disciplina alla riscoperta dei valori marziali: la naja è una palestra del corpo e dell’anima, che potrebbe restituire un centro, una forma e una direzione a tutti quei giovani che – cresciuti all’ombra di una società opulenta, ipocrita e consumista – sono imprigionati nella gabbia delle mode effimere, dell’edonismo individuale, del consumo compulsivo, dell’assenza di riferimenti e della virtualità digitale.

L’autore, però, non si limita al racconto personale: va oltre, cercando di sfatare i falsi miti della narrazione anti-militarista, tipica di un “pensiero debole” – perfettamente allineato con il soft-power della “società aperta” – che vorrebbe sradicare ogni manifestazione identitaria e virile, riprogrammando l’umanità nel solco dei nuovi diktat globalisti e cosmopoliti. Anche per questo, sono passate puntualmente in rassegna le potenzialità che deriverebbero dalla reintroduzione della leva militare e del “servizio civile”: i vantaggi economici e le ripercussioni sociali – a dispetto di ogni pregiudizio – sarebbero enormi, contribuendo a risollevare una Nazione in declino.

La divisa non era più un semplice indumento, ma una seconda pelle: essa rappresentava i valori assunti, i giuramenti fatti, le scelte ribadite, gli impegni presi, le gioie vissute e i dolori condivisi. E quella bandiera, che sventolava fiera al centro del cortile, sembrava essere l’emblema verticale dell’onore e della lealtà, del nostro essere militari e cittadini al tempo stesso. I suoi bellissimi colori, che ci dominavano dall’alto, infondevano coraggio e consapevolezza alla nostra scelta: sembravano ricordarci chi siamo e da dove veniamo, spronandoci a diventare ciò che dovremmo essere.

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